venerdì 6 novembre 2009

E gli immigrati pagano la sanità a noi italiani.

Si sente spesso, da parte anche di persone non autorizzate all’ignoranza in materia, affermare che uno dei motivi per cui è necessaria una politica di “maggior rigore” verso l’immigrazione è dato dal costo determinato dall’uso dei servizi del nostro Sistema Sanitario Nazionale, da parte degli immigrati. Il loro ricorso ai servizi determinerebbe, secondo costoro, un impoverimento per il nostro sistema con danno a carico degli utenti e dei contribuenti italiani.


Una bufala enorme ed idiota.

Voglio fare qui qualche considerazione e due righe di conto che tutti potranno verificare.

Innanzitutto la considerazione. I cittadini immigrati regolari sono contribuenti altrettanto regolari per lo Stato: la necessità di svolgere una attività lavorativa al fine di fruire del permesso di soggiorno, fa sì che tra loro non vi siano praticamente disoccupati. La loro attività determina una contribuzione fiscale identica a quella dei cittadini italiani che partecipa, in maniera sovrapponibile a quella degli italiani, al finanziamento dello Stato, delle sue articolazioni territoriali (Regioni, Comuni, ecc.) e dei servizi di tutti i tipi presenti sul territorio.

Si osserverà che poi ci sono gli immigrati irregolari. E’ vero, però costituiscono una minoranza che la Commissione dell’Unione Europea valuta in Italia di circa 570.000 unità mentre altre fonti arrivano a ritenere essere di circa 700.000. A vario titolo, di fatto, anche la gran parte degli immigrati irregolarmente soggiornanti, attraverso le loro attività rese in “nero” contribuiscono all’economia del nostro Paese ed alla ricchezza di alcuni suoi cittadini!

Voglio fare, come dicevo, anche “due righe di conto” ricorrendo ai dati forniti per lo più da agenzie pubbliche che hanno in qualche modo studiato la questione.

Gli immigrati regolari nel nostro Paese sono circa 4 milioni, in grandissima parte provenienti dai cosiddetti Paesi a Forte Pressione Migratoria (PFPM) ed in piccola parte da Paesi a Sviluppo Avanzato (PSA). Questi ultimi hanno abitudini di vita molto simili alle nostre e spesso provengono da luoghi in cui l’offerta sanitaria è simile se non più sviluppata di quella italiana.

L’insieme di questa popolazione immigrata che rappresenta il 6,5% dell’intera popolazione residente produce circa il 10% del PIL nazionale (fonte: Fondazione ISMU anno 2008) con un contributo pro-capite maggiore rispetto ai cittadini italiani.

Già questo dato smentisce ampiamente il pregiudizio che attribuisce agli immigrati un ruolo “parassitario” rispetto al consumo di servizi ed evidenzia il loro contributo al sistema di welfare del nostro paese, ma c’è altro da considerare.

Il consumo sanitario della popolazione immigrata è significativamente inferiore rispetto a quello della popolazione italiana e in particolare quello dei provenienti dai PFPM.

Si tratta infatti una popolazione giovane: circa il 38% ha un’età compresa tra 25 e 39 anni, mentre i minorenni costituiscono il 22%, gli ultra sessantacinquenni, che sono i maggiori consumatori di risorse sanitarie, meno del 2% (ISTAT 2009).

La popolazione italiana ha tutt’altra struttura demografica. Considerando le stesse fasce di età troviamo che gli ultra sessantacinquenni costituiscono circa il 19%, la popolazione tra 25 e 39 anni un po’ meno del 19% ed i minori il 15,5%.

L’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali ha effettuato uno studio che ha analizzato i consumi sanitari mettendo a confronto l’uso dei servizi da parte di italiani e stranieri provenienti da Paesi a Sviluppo Avanzato, stranieri regolarmente soggiornanti provenienti da PFPM e stranieri irregolari. In particolare, visto che le caratteristiche della popolazione straniera e la loro cultura sanitaria porta ad un ricorso pressoché esclusivo ai servizi ospedalieri, sono stati analizzati i ricoveri e le Schede di Dimissione Ospedaliera negli anni dal 2003 al 2005.

Lo studio ha evidenziato che vi è un ricorso all’ospedalizzazione da parte degli immigrati regolari ed irregolari provenienti da Paesi a Forte Pressione Migratoria minore rispetto ad italiani e stranieri provenienti da Paesi a Sviluppo Avanzato. L’incidenza sulla complessità dei ricoveri è del 2,5% per i regolari, dello 0,5% per gli irregolari. Ricordando che la popolazione immigrata regolare, come si è detto è del 6,5%, balza evidente la non proporzionalità dei ricoveri.

Lo studio ha anche analizzato i valori sia in termini economici che di peso dei ricoveri riscontrando che mediamente i ricoveri di italiani e PSA hanno un peso maggiore rispetto a quelli di immigrati regolari ed irregolari di PFPM. Così come sul piano economico i ricoveri di questi immigrati incidono per solo il 2,8% del valore economico di tutta l’attività di ricovero ospedaliera.

I dati a questo punto parlano molto chiaro: la popolazione immigrata contribuisce a produrre ricchezza per il nostro Paese in maniera proporzionalmente maggiore agli italiani e usa le risorse che concorre a creare, almeno in sanità, in maniera proporzionalmente minore.

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