martedì 8 dicembre 2009

Tasse e tagli.

Non sono buone le notizie arrivate in questi ultimi giorni!


Tra Patto Stato-Regioni, Finanziaria e conti della sanità regionale, si annunciano, per noi cittadini, un ennesimo aggravio di tasse, di tagli e di disagi.

Il Patto Stato-Regioni per la salute del 3 dicembre, ha ribadito le penalizzazioni per le Regioni che presentino uno sbilancio economico che sul piano della tassazione qualcuno ha quantificato in un aggravio di IRAP ed IRPEF per i cittadini abruzzesi di circa 100 euro, ma che investirà anche i lavoratori della sanità in termini di contrazione del personale con la prevedibile conseguenza di una minore funzionalità e disponibilità dei servizi.

E non finisce qui. L’assessore Venturoni ci comunica che il disavanzo della sanità in regione persiste, malgrado il Piano di rientro e i tagli già effettuati.

Si fa riferimento ai problemi determinati dal terremoto che avrebbe, tra le altre cose, ridotto la mobilità in entrata di pazienti ed aumentata quella in uscita.

Sarà! Ma credo che i problemi siano altri.

A proposito di terremoto, fra l’altro si annuncia, se non interverranno cambiamenti, che gli aquilani torneranno presto a pagare tasse ed interessi per servizi inesistenti, per case distrutte, per attività produttive sospese al 6 aprile del terremoto.

Ma tornando alla sanità. Penso che a generare disavanzo ulteriore, sia stato ed è il modo in cui si è cercato di dare una cura al disavanzo. Sembrerà paradossale, ma…

Si sono avviati i tagli, e vero. Ma dove, ma come, di cosa?

Quando si avvia una razionalizzazione di servizi, di una produzione, in genere si opera una selezione finalizzata a ben delimitare cose da eliminare, ridurre, conservare, implementare.

E’ stato fatto?

A guardare non sembra.

Il sistema è rimasto sostanzialmente lo stesso di qualche anno fa, solo con qualche posto letto in meno e un bel po’ di personale (quello precario finito a zero euro e senza ammortizzatori e quello fuoriuscito e non ricoperto dai turnover) in meno nei servizi, con una notevole perdita, tra le altre cose, di professionalità alte.

Un sistema sostanzialmente ospedalocentrico, ma con difficoltà aumentate e qualità diminuita anche in quegli ambiti che esprimevano le performance migliori.

I servizi in grado di far fronte ai bisogni assistenziali legati alle condizioni di cronicità e di disabilità che costituiscono la domanda più rilevante e che più frequentemente determinano l’uso improprio dei servizi, soprattutto ospedalieri, non hanno avuto lo sviluppo necessario. Non a caso ai “tagli” di posti letto, ha corrisposto un aumento di pazienti parcheggiati nei corridoi dei reparti ospedalieri.

Ma soprattutto manca un controllo sulle attività che si basi su una verifica seria della loro appropriatezza, per cui le liste di attesa spesso sono determinate da tante prestazioni che potevano essere evitate.

In questa situazione quale attrattiva potrà avere il sistema Abruzzo per cittadini di altre regioni e come possono essere evitate le tentazioni alla fuga verso altre regioni degli abruzzesi?

Devo ammetterlo: è capitato anche a me di dare un “contributo”.

Ad un caro amico che, avendo bisogno di una TAC per un controllo in corso di terapie antiblastiche e che si vedeva prenotare l’esame a distanza di 4 mesi e fuori da tutti i tempi previsti dai protocolli terapeutici, ho vivamente consigliato di provare in un’altra regione. A Monza ha eseguito la sua TAC dopo quindici giorni!

A queste condizioni sarà dura uscire “dal fosso”, e allora…tasse e tagli, lacrime e sangue!

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